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giovedì 5 maggio 2016

lovecraft[01]-Dagon

una raffigurazione del dio Dagon
Dagon è uno dei primi racconti di HPL (scritto nel 1919) e contiene, in una forma non ancora non perfetta, il tipo di narrazione che in futuro lo avrebbe distinto con il ciclo di Cthulhu.

trama
Il racconto, narrato in prima persona, inizia con una frase del protagonista che ci introduce subito allo stato d'animo in cui egli si trova ("Scrivo queste note in una morsa d'angoscia e so che al termine della notte sarò finito"); Da queste primissime righe si evince, annunciando al lettore il clima d'angoscia, che il narratore è molto spaventato e teme per la sua vita; aggiunge che nello stato in cui si trova gli rimangono solo due alternative: la prima è la morte, e l'altra la pazzia   ( "...non posso reggere oltre la tortura: mi butterò dalla finestra di questa soffitta").Viene poi descritto in un lungo flashback la vicenda, molto singolare, che il protagonista-narratore ha vissuto un numero imprecisato di anni prima; Nella prima guerra mondiale egli era sovrintendente di un piroscafo e durante una missione al largo del pacifico, cadde vittima di un incrociatore tedesco. Dopo pochi giorni di prigionia il narratore riuscì ad evadere e disponendo di una barca e di qualche provvista, lasciandosi alle spalle la nave nemica; Quella stessa notte, mentre dormiva sulla barca con i remi a bordo, avvenne un cambiamento nella natura delle distese d'acqua che per vaste lunghezze lo circondavano, infatti, svegliandosi da sogni inquieti e agitati il protagonista si rese conto che la sua imbarcazione stava sprofondando in un fango denso e scuro dove la barca si era incagliata. Sceso dunque con i piedi sul fango e resosi conto che la melma era più dura e viscosa di quanto si aspettasse, egli si mise in cammino in direzione di una gigantesca ed altissima montagna che si stagliava a pochi giorni di marcia dalla sua posizione attuale. Durante questo tragitto il narratore descrive i cadaveri di pesci e le carcasse, ormai ammuffite, che popolano quell'interminabile distesa di terra nera. Giunto ai piedi del rilievo egli fece una scoperta agghiacciante e inaspettata: su un fianco della gola si innalzava un'immensa scultura di pietra, con dei bassorilievi raffiguranti uomini-pesce nell'atto di pregare, nuotare, cacciare e nascondersi in grotte sottomarine ("Improvvisamente la mia attenzione fu catturata da un grande e singolare oggetto che si trovava sul fianco opposto della gola, il quale s'innalzava ripidamente a un centinaio di metri da me ...Esaminandolo più da vicino provai sensazioni che non è facile descrivere ...dava la sensazione di essere stato costruito, e forse adorato, da creature intelligenti"). A quel punto, mentre il protagonista osservava inorridito le raffigurazioni, le acque che circondavano la montagna presero inaspettatamente ad agitarsi e da una gigantesca pozza si sollevò un mastodontico mostro ("Poi, all'improvviso, lo vidi... vasto, ciclopico e disgustoso sfrecciò verso l'obelisco... poi abbracciò la stele con le enormi braccia scagliose e piegò la testa, emettendo una serie di suoni misurati. Credo di essere impazzito allora... "). Il narratore afferma di essere svenuto e che di essersi risvegliato in un ospedale di San Francisco. A questo punto egli in preda al terrore, a incubi colmi di angoscia, allucinazioni e a pensieri orribili decide di suicidarsi, gettandosi dalla finestra ("La fine è vicina. Sento un rumore alla porta, come se un immenso corpo viscido vi premesse contro. Non mi troverà. Dio, quella mano! La finestra! La finestra!").

commento personale
Lovecraft, come si intuisce da questo racconto ma soprattutto dal richiamo di Cthuluh, era talassofobico fortemente spaventato dal mare.
Una caratteristica che ricorrerà molto spesso nei suoi successivi racconti è quella che il lettore non sa e non saprà mai quanto del racconto sia fonte di una sorgente onirica e quanto corrisponda effettivamente alla realtà, rendendo ogni suo racconto pregno di incertezze che ne incrementano la suggestività e l'immedesimazione da parte del lettore. Solo in questo racconto HPL sfrutta una leggenda preesistente (infatti tutto il pantheon lovecraftiano è stato immaginato e concepito dallo stesso autore). Il dio Dagan secondo gli scritti e le narrazioni che ci sono giunte era una divinità molto importante per le civiltà semitiche e filistee del 100 a.C.; era descritto come un semi-dio dalle sembianze di pesce, protettore della pesca e delle attività ad essa connesse.

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